Le celebrity che non sapevi fossero dei rifugiati
Cos'hanno in comune Rita Ora, Mila Kunis, Mika e Freddie Mercury? Sono tutti scappati da guerre e persecuzioni
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Freddie Mercury - Farrokh Bulsara (il suo nome vero era questo) è nato a Zanzibar da genitori Parsi provenienti dall'India. Quando nel 1964 sull'isola scoppiò la rivoluzione, che causò la morte di molti indiani, trovarono rifugio in Gran Bretagna.
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Rita Ora - Le persecuzioni contro gli albanesi in Kosovo (Rita è nata lì nel 1990) spinsero la famiglia a trasferirsi in Inghilterra. Rita aveva un anno.
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Mila Kunis - All'anagrafe Milena Markovna Kunis, è nata in Ucraina nel 1983 da genitori ebrei. Nel 1991 lasciarono l'allora Unione Sovietica, anche a causa dell'antisemitismo, e trovarono rifugio negli Stati Uniti.
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Regina Spektor - Una storia con molti punti in comune con quella di Mila Kunis: la cantante è nata a Mosca da una famiglia ebrea, che nel 1989 decise di abbandonare il paese per motivi analoghi. Andarono prima in Austria, poi in Italia, e infine riuscirono a essere accolti come rifugiati negli Stati Uniti.
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Mika - È nato in Libano da madre libanese e padre americano. Nel 1984 (Mika aveva un anno) furono costretti a lasciare il paese, sconvolto dalla guerra, e trovarono rifugio a Parigi.
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Andy García - È diventato famoso per la parte del mafioso italo-americano Vincent Corleone nel terzo "Padrino", ma in realtà è cubano, nato all'Avana nel 1956. Quando Andy aveva cinque anni, la famiglia García lasciò l'isola e si trasferì negli USA, dopo la fallita invasione della Baia dei Porci, per non sottostare al governo di Fidel Castro.
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Iman - Supermodella classe 1955, nonché moglie di David Bowie, Iman Mohamed Abdulmajid era ancora una ragazzina quando fu costretta a fuggire in Kenya insieme alla famiglia, a causa della guerra che era esplosa nel suo paese natale, la Somalia.
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M.I.A. - Mathangi Arulpragasam è nata a Londra, ma quando lei aveva solo sei mesi la famiglia è tornata a vivere nel paese d'origine, lo Sri Lanka, proprio mentre stava scoppiando la guerra civile. Ci sono rimasti per nove anni rischiando costantemente la vita, prima che il padre, un attivista politico, decidesse di riportarli tutti in Inghilterra come rifugiati.
